Arbitro! Mettiti gli occhiali… di Google

Ormai se ne parla da qualche mese e le sperimentazioni sono già in atto per quanto riguarda l’eventualità che gli arbitri di ogni tipo di sport possano indossare i Google Glass durante lo svolgimento della loro attività arbitrale.

Arbitro con i Google Glass: Fotomontaggio

Arbitro con i Google Glass: Fotomontaggio

Google Glass: Dettaglio

Google Glass: Dettaglio

Per chi non lo sapesse, i Google Glass hanno l’aspetto di un paio di occhiali ma nascondono all’interno di una delle due stanghette un sistema di acquisizione, trasmissione e ricezione di dati visivi via Wi-Fi o Bluetooth . In particolare per i dati in ricezione, il fruitore di questi occhiali può visualizzare immagini, video e testi sul fondo di un prisma di vetro che è posizionato sulla montatura senza che dia limitazioni alla visione normale della realtà.     Ed è su questo strumento che la nascente industria della Realtà Aumentata troverà la spinta per generare innumerevoli contenuti specifici di nuova concezione da sovrapporre alla visione del mondo reale da parte dei navigatori Mobile. Nel caso di un arbitraggio con l’ausilio dei Google Glass è l’indossatore degli occhiali che genera contenuti per condividerli con altri navigatori connessi: tecnici sportivi o tifosi. La Bundesliga , lega federale calcistica di Germania e Austria, ne discute seriamente. Vuole fornire agli arbitri onesti uno strumento che generi inconfutabili prove che durante la gara, nel momento in cui si verifichi un fallo, l’arbitro non abbia realmente visto (sarebbe meglio dire inquadrato) l’infrazione commessa da un giocatore. E così, sia i commissari delle federazioni sportive di ogni genere e nazione, che i commentatori sportivi di ogni media, potrebbero avere un’ulteriore prova generata sul campo per vivisezionare le azioni degli sportivi. Ma nel caso in cui l’arbitro abbia “inquadrato” il fallo e non l’abbia realmente rilevato ? Sarebbe comunque colpevole? O le federazioni calcistiche e i tifosi saprebbero distinguere un’omissione voluta da una fallace percezione visiva? A mio parere, in questo caso, l’arbitro potrebbe essere messo con più facilità alla gogna da parte dei tifosi.

Qui di seguito troverete il link al video girato con un paio di Google Glass indossati dall’arbitro durante un’incontro di Arti Marziali

http://youtu.be/_gC4I-178KY

La condivisione in tempo reale della visione soggettiva dell’arbitro, soprattutto per incontri come quelli dei mondiali di calcio, sarebbe anche un’ulteriore contenuto video che le grandi aziende televisive di ogni paese si contenderebbero. Gli spettatori potrebbero così seguire la propria squadra da un’inquadratura mai realizzata prima nella storia delle trasmissioni sportive. E allora perché non andare oltre con l’uso di questi occhiali negli incontri sportivi? Perché non far indossare un paio di occhiali ad ogni giocatore? Così potremmo vivere comodamente a casa nostra ogni prodezza del nostro beniamino sportivo come se stessimo vedendo l’azione dai suoi occhi!

SKY della diretta di Formula1

Diretta TV di Formula 1 della Piattaforma SKY. Dettaglio del Mosaico dei canali dedicati all’evento

Del resto per la Formula 1 e il Moto G.P. qualcosa di simile accade già. Piattaforme televisive come quella di Sky ci mostrano già soggettive dei piloti sopra le loro autovetture in corsa. Quindi perché non mostrare la soggettiva di un calciatore che gioca e riprende in diretta quello che fa con uno stile di ripresa più vicino a quello di un cameraman di guerra?   Potrebbe risultare un’assurdità ad alcuni quest’ultima cosa, ma pensate a quanto gioverebbe al mercato del pallone. Per prima cosa questo moltiplicherebbe l’ammontare dei diritti televisivi che una squadra d’interesse potrebbe ricevere. Immaginate di vedere Balotelli mentre mette a segno un fantastico goal o mentre in modo infantile strattona un giocatore avversario che lo ha marcato troppo stretto in precedenza. Un’inquadratura in più rispetto a quella dell’arbitro potrebbe rilevare le azioni fallose direttamente dallo sguardo dai diretti interessati. Sicuramente trasformare la gara in un complesso Grande Fratello snaturerebbe lo spirito primordiale di fondo di ogni attività sportiva. Ma il colosso di Google preme perché tutti abbiano i propri occhialini. Su questi argomenti ci ritorneremo sicuramente perché le applicazioni, implicazioni e complicazioni sono tante. Provate solo ad immaginare se questo desiderio di voler guardare con gli occhi di qualcun altro si spostasse verso gli oggetti. In questo caso il passo sarebbe verso un’applicazione di una serie di micro-videocamere all’interno degli strumenti sportivi, come ad esempio all’interno di un pallone. L’immagine non sarebbe perfetta ma non sarebbe impossibile utilizzare software per realizzare una discreta stabilizzazione della ripresa. Assurdo e improbabile tutto ciò? Staremo a vedere.

Soccket Ball

Soccket Ball è la palla che può alimentare un led e si ricarica con 30 minuti di gioco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per le esigenze di alimentazione della videocamera interna al pallone una soluzione già esiste: Soccket Ball è una palla che trasforma l’energia cinetica, applicata su di essa dai giocatori, in energia elettrica. C’è una batteria dentro la palla che più la calci e più si ricarica. E ora potete esclamare come vostro nonno: “… ma dove andremo a finire?”.

 

Articolo pubblicato su www.smarknews.it




Social Media e Profondo Spazio

La ricerca in ambito Spaziale, se proporzionata alla vastità dell’argomento, è da considerarsi ancora agli albori. La stessa definizione di “Spazio” richiama l’idea di un volume indefinito e inesplorato. Se poi questa parola “Spazio” dovesse cercarsi moglie sarebbe sicuramente “Ricerca”.

La nostra attuale conoscenza dello spazio è solo frutto della ricerca scientifica.

Cercando il termine “ricerca scientifica” sul web (anche in diverse lingue) non può non saltare all’occhio il link verso la definizione data da Wikipedia: ” La ricerca scientifica è un’attività umana avente lo scopo di scoprire, interpretare e revisionare fatti, eventi, comportamenti e teorie relative a qualunque ambito della conoscenza e dell’esperienza umana (sebbene il senso comune tenda a restringerla ad un ambito detto natura), usando metodi intersoggettivi e condivisi cioè basati sul metodo scientifico.”

Antares Rocket Preparation

Antares Rocket Preparation
Photo Credit: NASA/Bill Ingalls – Licenza CC BY 2.0

Quindi alla base della Ricerca Scientifica c’è la condivisione dell’esperienza del ricercatore. E qual è attualmente il modo più veloce e potente per condividere queste esperienze? L’uso dei Social Network ! Questi diventano megafono di amplificazione dei risultati e imbuti verso archivi di dati di ogni genere.

Pertanto nessun centro di ricerca può disdegnare di usare un tale strumento, che diventa mezzo sia di divulgazione delle scoperte e sia di sostegno per la raccolta di fondi per l’attività stessa. Ancor più se questo strumento ha costi praticamente pari a zero.

E così che anche il National Aeronautics and Space Administration , cioè la NASA, promuove e comunica il suo programma aerospaziale non solo attraverso il suo sito ufficiale ma anche per mezzo di Twitter, Facebook, Google Plus, Youtube, Instagram, Flickr, Ustream, Forsquare e Slideshare.

Stessa cosa fanno i singoli centri di ricerca dipendenti dalla stessa NASA, puntando sempre più ad un effetto virale della comunicazione delle attività.

Molti altri paesi che hanno un programma aerospaziale stanno utilizzando i social media per amplificare la propria promozione, ma nessuno sino ad ora arriva ai livelli della NASA.

Eruzioni sul Sole - Aprile 2014

Eruzioni sul Sole – Aprile 2014
Credit: NASA/Goddard/SDO – Licenza CC BY 2.0

Sfogliando le immagini pubblicate sui vari canali sociali NASA si finisce quasi per credere che quei profili siano tenuti dallo stesso Spazio e che l’immagine inviata dal Telescopio Hubble non sia altro che un selfie che il Cosmo ha postato per noi umani.

 

Molte di queste immagini sono assolutamente da vedere, solo per condividere le stesse emozioni del personaggio del replicante del film di Blade Runner (pellicola tratta dal libro di Philip.K. Dick) , per poi poter dire: “Ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi, …”

 

 

Qui riporto i link dei vari canali principali della NASA

http://twitter.com/nasa

http://www.facebook.com/nasa

https://plus.google.com/+NASA

http://www.youtube.com/NASA

http://instagram.com/nasa

https://www.flickr.com/photos/nasahqphoto/

http://www.ustream.tv/nasa

https://foursquare.com/nasa

http://www.slideshare.net/NASA

 

Articolo pubblicato su www.smarknews.it




Cinema e Crisi: Un percorso tra film, fiction e teatro che parlano di Crisi, Finanza ed Economia

La parola crisi sta diventando un tormentone dei media al punto tale da essere svuotata del suo stesso significato. Nonostante questo non si può negare che essa esista. Forse i suoi effetti non sono sentiti da tutti ma molti ne sono coinvolti. Se la parola crisi fosse una locomotiva, i sui binari sarebbero finanza spregiudicata e  cattiva amministrazione pubblica, mentre i suoi vagoni si chiamerebbero indebitamento pubblico, bolla immobiliare,  disoccupazione, calo dei consumi, pressione fiscale, riduzione dei servizi pubblici e altro ancora. Di sicuro questo treno ha investito anche il nostro ambito lavorativo rendendolo ancora più incerto.

Raccolta di locandine di film che parlano di crisi economica e ambientale

Raccolta di locandine di film che parlano di crisi economica e ambientale

Pertanto questa motrice che trascina cause ed effetti negativi  è necessario conoscerla e capirla, per poi prenderne il controllo.
E come si fa ad avere un primo approccio all’argomento senza morire di noia al primo round?
Film, televisione e teatro ci possono essere d’aiuto. I prodotti dell’intrattenimento stanno trattando questo tema molto più di quanto non lo facessero prima ed anche con grande impegno .  Spesso la narrazione è capace di riuscire a catturare e trasmettere meglio le sfaccettature e la complessità di un particolare periodo storico.  Ecco una personale selezione di film, documentari e spettacoli teatrali che hanno come tema la finanza e l’attuale crisi economica.
Senza andare lontanissimo nel tempo si potrebbe mettere a capo di questo elenco il film Wall Street del 1987 diretto da Oliver Stone, da sempre il registra più anti-hollywoodiano dell’ industria cinematografica americana. La pellicola è una fotografia dell’avido mondo della finanza degli anni ottanta. E’ Michael Douglas a vestire i panni dell’ immorale personaggio Gordon Gekko che nella storia fa del libero mercato la sua religione e sfrutta a suo vantaggio tutte le falle del sistema borsistico internazionale.
Non è un caso che lo stesso personaggio si ripresenta in una seconda pellicola dal titolo Wall Street – Il denaro non dorme mai  (Wall Street: Money Never Sleeps) del 2010 diretto sempre  da Oliver Stone.  Gordon Gekko, dopo anni di galera e apparentemente rinsavito dalla sua avidità, si ripresenta nel 2008 per avvisare i piccoli e grandi investitori dell’imminente crack che colpirà a breve la disastrata economia  mondiale. Questa volta il regista non vuole solo dare un ritratto del mondo finanziario attuale ma anche una possibile ricetta per il futuro dove ricerca, tecnologia e green economy vanno a braccetto con una finanza eticamente e moralmente più corretta.
Ma crisi finanziaria si traduce subito in perdita di posti di lavoro. Con il tema dei licenziamenti l’industria cinematografica si può permettere di rappresentare un ventaglio di emozioni più ampio rispetto a quelli generati dalla semplice avidità. L’attenzione si sposta verso personaggi più comuni e più vicini alla quotidianità del grande pubblico.Rimanendo tra le pellicole statunitensi, su questa traccia si inseriscono sia la commedia Tra le nuvole (Up in the Air) del 2009 con regia di Jason Reitman, sia il film drammatico The Company Men del 2010 scritto e diretto da John Wells. Il primo film narra di un tagliatore di teste di professione che a sua volta viene disarcionato dal suo posto di lavoro, mentre il secondo mette in evidenza la forte relazione che esiste tra industria, finanza, lavoro e serenità familiare.Sempre sul tema dell’occupazione del cinema europeo è necessario citare il film francese dallo humour nero  Louise-Michel del 2009. E’ una commedia diretta da Gustave de Kervern e Benoît Delépine che prende spunto da alcuni fatti di cronaca e li spinge sino al surreale. Racconta la storia  di un gruppo di operaie licenziate dalla loro fabbrica che decidono di ingaggiare un killer per vendicarsi dell’ingrato padrone.
Ma spesso la realtà supera la fantasia e gli sceneggiatori non devono far altro che rileggere e riordinare gli eventi finanziari degli ultimi anni per estrapolare delle ottime storie.E’ così che nasce il bellissimo docu-film per la televisione Too big to fail – Il crollo dei giganti  del 2011 diretto da Curtis Hanson e prodotto dalla impegnatissima casa di produzione HBO. E’ la ricostruzione fedele  dei fatti avvenuti negli ultimi giorni prima del fallimento della quinta banca più importante d’America, la Lehman Brothers.   Sullo sfondo c’è la bolla finanziaria creata dai mutui subprime del 2008 ma al centro della storia c’è il personaggio reale del Segretario del Tesoro degli Stati Uniti  Hank Paulson, impersonato dal bravissimo William Hurt. Si racconta come costui sia stato  costretto a salvare altre banche sull’orlo del fallimento con fondi statali, ed anche a ridurre la regolamentazione del mercato bancario, che limitava la fusione di enormi gruppi finanziari, pur di fermare l’effetto domino sull’intera economia statunitense e internazionale generato proprio dal fallimento della Lehman Brothers.
Non posso non citare, sempre della stessa HBO, il docu-film di prossima uscita che ricostruisce l’ascesa e la caduta del finanziere senza scrupoli Bernard Madoff diventato ricco e famoso per aver applicato in modo scientifico lo Schema Ponzi per truffare migliaia di risparmiatori. Robert De Niro è il protagonista e il produttore esecutivo di questa pellicola per il piccolo schermo che ha il titolo di  Truth and Consequences: Life Inside the Madoff Family.  La vicenda ha avuto enormi ripercussioni in tutto il mondo ed alcuni istituti di credito italiani di grande rilievo sono tra le sue vittime.  Questo personaggio vero è stato già onorato con un altro docufilm del 2011 non ancora uscito in Italia dal titolo Chasing Madoff  di Jeff Prosserman.Anche riguardo lo Schema Ponzi nello specifico è stato realizzato un documentario:  The Ponzi Scheme  scritto, prodotto, diretto e montato da Billie Mintz nel 2009, disponibile per ora solo in lingua inglese.E il cinema italiano cosa riserva riguardo l’argomento? Ben Poco fin ora. Quel poco prende persino le distanze dalla nostra realtà solo per evitare pericolose querele con gli autori di episodi di mala finanza. Come il film Il Gioiellino  della regia di Andrea Molaioli del 2011 che prende spunto dagli eventi del Crack finanziario della Parmalat, fulgido esempio di “finanza creativa”.
Di recente uscita è L’Industriale, della regia di Giuliano Montaldo, dramma ambientato nella Torino di oggi, dove la crisi economica mette in luce la precarietà degli affetti quando questi si basano solo sulla presenza di un benessere economico. Protagonista è il proprietario di una fabbrica che ha deciso di risolvere i suoi problemi senza farsi scrupoli di ogni sorta pur di salvare la sua azienda e il posto di lavoro ai suoi dipendenti.
Sempre in Italia, ma in ambito teatrale, sono da riportare i coraggiosi show scritti e interpretati da Eugenio Benetazzo professionista preso in prestito direttamente dal mondo dell’economia. E’ considerato tra gli esperti del settore il più autorevole economista fuori dal coro in Italia, conosciuto per il suo modo irriverente e dissacratore con cui analizza e racconta lo scenario macroeconomico contemporaneo.  Attualmente gira l’Italia con lo spettacolo teatrale  Funny Money: Quello che non sapevi  nel quale racconta come entro i prossimi anni il genere umano si troverà a gestire la convergenza spiacevole di tre crisi strutturali: quella macroeconomica, quella energetica e infine quella alimentare.Anche i paesi come Grecia e Spagna, che in Europa condividono con l’Italia il ruolo di ultimi della classe, hanno prodotti meritevole di attenzione.
La disastrosa situazione finanziaria dello stato greco ha fatto si che per la prima volta in questo paese si producesse un film-documento partendo dalla partecipazione diretta del pubblico. Una comunity web, frequentata anche da esperti del settore economico e finanziario,  ha ideato, scritto e diretto il documentario Debtocracy che analizza l’attuale crisi dello stato greco e cerca nella storia le cause del debito pubblico proponendo soluzioni alternative a quelle proposte dal governo e dai media dominanti. Il documentario è distribuito online sotto Creative Commons License dall’ aprile del 2011.
Riguardo la Spagna consiglio di vedere ilfilm El concursante diretto da Rodrigo Cortés. E’ decisamente originale e senza dubbio può essere definito un film scomodo. E’ uscito nelle sale spagnole nel 2007 per rimanerci molto poco. Dopo essere sparito per un paio di anni da tutti i media tradizionali, senza nessun valido motivo, è riapparso in rete raccogliendo pubblico e consensi .
Argomenti del film sono il sistema bancario, il signoraggio e le tasse. E’ la storia di un’ uomo che dopo aver vinto un premio miliardario in tv entra in contatto con il mondo della finanza scoprendone difetti e inganni.
Quasi al termine di questa carrellata, elenco tre documentari che parlano di ambiente, risorse planetarie e multinazionali. I tre argomenti sono legati a filo doppio al futuro sviluppo della crisi economica mondiale. Le risorse ambientali diventano non solo il bene economico di rifugio ma l’unica fonte di guadagno certa per i grandi gruppi finanziari . Le imprese senza scrupoli colpite dalla crisi non accetterebbero mai un calo considerevole dei profitti, pertanto si rifugerebbero ancor più nello sfruttamento delle risorse ambientali ma senza investire nella rigenerazione delle stesse, condannando così  ad un orribile destino le generazioni future. Questi documentari ce lo spiegano.
Home è un documentario su ambiente e cambiamento climatico di Yann Arthus-Bertrand, prodotto da Luc Besson, diffuso contemporaneamente nel 2009 nelle sale cinematografiche di 50 paesi, in concomitanza con la giornata mondiale dell’ambiente. Concepito come un reportage di viaggio, è realizzato quasi interamente con immagini aeree.  Tema ricorrente del documentario è quello del delicato e fondamentale collegamento che esiste tra tutti gli organismi che vi fanno parte.
Una scomoda verità (An Inconvenient Truth) è un film-documentario diretto da Davis Guggenheim, riguardante il problema mondiale del riscaldamento globale, e avente come protagonista l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America, Al Gore. Si basa in larga parte su una presentazione multimediale che Gore ha utilizzato come parte della sua campagna di informazione sui cambiamenti climatici. Il film ha vinto il premio Oscar 2007 come miglior documentario.
The Corporation è un documentario canadese del 2003, diretto da Mark Achbar e Jennifer Abbott e tratto dall’omonimo libro di Joel Bakan. Il documentario analizza il potere illimitato che hanno le multinazionali nell’economia mondiale, e i danni che esse creano. Arriva persino a dimostrare che se una multinazionale fosse un essere umano avrebbe il profilo psicologico di uno psicopatico.
Per chiudere il percorso inserisco un film di qualche tempo fa e dai toni meno impegnativi, utile però per ricordarsi le primordiali finalità di un’economia basata su imprese e capitali. E’ la favola di Mister Hula Hoop ambientata nella New York all’epoca della grande depressione degli anni trenta.  Il film del  1994, scritto e diretto dai fratelli Joel e Ethan Coen, cerca di mettere in ridicolo la perdita di senso del mercato azionario inteso come mezzo di finanziamento di un progetto industriale finalizzato alla realizzazione di prodotti che soddisfino le esigenze dei consumatori.Il percorso fin qui proposto è un pretesto per riflettere su un argomento che influenzerà nel bene e nel male l’intero pianeta e soprattutto la nostra vita quotidiana.
Il percorso di analisi di questa crisi rimane comunque lungo. Il tempo a disposizione per trovare soluzioni a tutto questo è estremamente breve. Tutti noi saremo chiamati a fare delle scelte quanto prima ( Crisi, dal greco κρίσις, significa scelta). Quelle che ne scaturiranno da questa consapevolezza saranno comunque forti e influiranno qualsiasi ambito, anche il mio naturalmente.
di Luca P. Battista