Cinema e Crisi: Un percorso tra film, fiction e teatro che parlano di Crisi, Finanza ed Economia

La parola crisi sta diventando un tormentone dei media al punto tale da essere svuotata del suo stesso significato. Nonostante questo non si può negare che essa esista. Forse i suoi effetti non sono sentiti da tutti ma molti ne sono coinvolti. Se la parola crisi fosse una locomotiva, i sui binari sarebbero finanza spregiudicata e  cattiva amministrazione pubblica, mentre i suoi vagoni si chiamerebbero indebitamento pubblico, bolla immobiliare,  disoccupazione, calo dei consumi, pressione fiscale, riduzione dei servizi pubblici e altro ancora. Di sicuro questo treno ha investito anche il nostro ambito lavorativo rendendolo ancora più incerto.

Raccolta di locandine di film che parlano di crisi economica e ambientale

Raccolta di locandine di film che parlano di crisi economica e ambientale

Pertanto questa motrice che trascina cause ed effetti negativi  è necessario conoscerla e capirla, per poi prenderne il controllo.
E come si fa ad avere un primo approccio all’argomento senza morire di noia al primo round?
Film, televisione e teatro ci possono essere d’aiuto. I prodotti dell’intrattenimento stanno trattando questo tema molto più di quanto non lo facessero prima ed anche con grande impegno .  Spesso la narrazione è capace di riuscire a catturare e trasmettere meglio le sfaccettature e la complessità di un particolare periodo storico.  Ecco una personale selezione di film, documentari e spettacoli teatrali che hanno come tema la finanza e l’attuale crisi economica.
Senza andare lontanissimo nel tempo si potrebbe mettere a capo di questo elenco il film Wall Street del 1987 diretto da Oliver Stone, da sempre il registra più anti-hollywoodiano dell’ industria cinematografica americana. La pellicola è una fotografia dell’avido mondo della finanza degli anni ottanta. E’ Michael Douglas a vestire i panni dell’ immorale personaggio Gordon Gekko che nella storia fa del libero mercato la sua religione e sfrutta a suo vantaggio tutte le falle del sistema borsistico internazionale.
Non è un caso che lo stesso personaggio si ripresenta in una seconda pellicola dal titolo Wall Street – Il denaro non dorme mai  (Wall Street: Money Never Sleeps) del 2010 diretto sempre  da Oliver Stone.  Gordon Gekko, dopo anni di galera e apparentemente rinsavito dalla sua avidità, si ripresenta nel 2008 per avvisare i piccoli e grandi investitori dell’imminente crack che colpirà a breve la disastrata economia  mondiale. Questa volta il regista non vuole solo dare un ritratto del mondo finanziario attuale ma anche una possibile ricetta per il futuro dove ricerca, tecnologia e green economy vanno a braccetto con una finanza eticamente e moralmente più corretta.
Ma crisi finanziaria si traduce subito in perdita di posti di lavoro. Con il tema dei licenziamenti l’industria cinematografica si può permettere di rappresentare un ventaglio di emozioni più ampio rispetto a quelli generati dalla semplice avidità. L’attenzione si sposta verso personaggi più comuni e più vicini alla quotidianità del grande pubblico.Rimanendo tra le pellicole statunitensi, su questa traccia si inseriscono sia la commedia Tra le nuvole (Up in the Air) del 2009 con regia di Jason Reitman, sia il film drammatico The Company Men del 2010 scritto e diretto da John Wells. Il primo film narra di un tagliatore di teste di professione che a sua volta viene disarcionato dal suo posto di lavoro, mentre il secondo mette in evidenza la forte relazione che esiste tra industria, finanza, lavoro e serenità familiare.Sempre sul tema dell’occupazione del cinema europeo è necessario citare il film francese dallo humour nero  Louise-Michel del 2009. E’ una commedia diretta da Gustave de Kervern e Benoît Delépine che prende spunto da alcuni fatti di cronaca e li spinge sino al surreale. Racconta la storia  di un gruppo di operaie licenziate dalla loro fabbrica che decidono di ingaggiare un killer per vendicarsi dell’ingrato padrone.
Ma spesso la realtà supera la fantasia e gli sceneggiatori non devono far altro che rileggere e riordinare gli eventi finanziari degli ultimi anni per estrapolare delle ottime storie.E’ così che nasce il bellissimo docu-film per la televisione Too big to fail – Il crollo dei giganti  del 2011 diretto da Curtis Hanson e prodotto dalla impegnatissima casa di produzione HBO. E’ la ricostruzione fedele  dei fatti avvenuti negli ultimi giorni prima del fallimento della quinta banca più importante d’America, la Lehman Brothers.   Sullo sfondo c’è la bolla finanziaria creata dai mutui subprime del 2008 ma al centro della storia c’è il personaggio reale del Segretario del Tesoro degli Stati Uniti  Hank Paulson, impersonato dal bravissimo William Hurt. Si racconta come costui sia stato  costretto a salvare altre banche sull’orlo del fallimento con fondi statali, ed anche a ridurre la regolamentazione del mercato bancario, che limitava la fusione di enormi gruppi finanziari, pur di fermare l’effetto domino sull’intera economia statunitense e internazionale generato proprio dal fallimento della Lehman Brothers.
Non posso non citare, sempre della stessa HBO, il docu-film di prossima uscita che ricostruisce l’ascesa e la caduta del finanziere senza scrupoli Bernard Madoff diventato ricco e famoso per aver applicato in modo scientifico lo Schema Ponzi per truffare migliaia di risparmiatori. Robert De Niro è il protagonista e il produttore esecutivo di questa pellicola per il piccolo schermo che ha il titolo di  Truth and Consequences: Life Inside the Madoff Family.  La vicenda ha avuto enormi ripercussioni in tutto il mondo ed alcuni istituti di credito italiani di grande rilievo sono tra le sue vittime.  Questo personaggio vero è stato già onorato con un altro docufilm del 2011 non ancora uscito in Italia dal titolo Chasing Madoff  di Jeff Prosserman.Anche riguardo lo Schema Ponzi nello specifico è stato realizzato un documentario:  The Ponzi Scheme  scritto, prodotto, diretto e montato da Billie Mintz nel 2009, disponibile per ora solo in lingua inglese.E il cinema italiano cosa riserva riguardo l’argomento? Ben Poco fin ora. Quel poco prende persino le distanze dalla nostra realtà solo per evitare pericolose querele con gli autori di episodi di mala finanza. Come il film Il Gioiellino  della regia di Andrea Molaioli del 2011 che prende spunto dagli eventi del Crack finanziario della Parmalat, fulgido esempio di “finanza creativa”.
Di recente uscita è L’Industriale, della regia di Giuliano Montaldo, dramma ambientato nella Torino di oggi, dove la crisi economica mette in luce la precarietà degli affetti quando questi si basano solo sulla presenza di un benessere economico. Protagonista è il proprietario di una fabbrica che ha deciso di risolvere i suoi problemi senza farsi scrupoli di ogni sorta pur di salvare la sua azienda e il posto di lavoro ai suoi dipendenti.
Sempre in Italia, ma in ambito teatrale, sono da riportare i coraggiosi show scritti e interpretati da Eugenio Benetazzo professionista preso in prestito direttamente dal mondo dell’economia. E’ considerato tra gli esperti del settore il più autorevole economista fuori dal coro in Italia, conosciuto per il suo modo irriverente e dissacratore con cui analizza e racconta lo scenario macroeconomico contemporaneo.  Attualmente gira l’Italia con lo spettacolo teatrale  Funny Money: Quello che non sapevi  nel quale racconta come entro i prossimi anni il genere umano si troverà a gestire la convergenza spiacevole di tre crisi strutturali: quella macroeconomica, quella energetica e infine quella alimentare.Anche i paesi come Grecia e Spagna, che in Europa condividono con l’Italia il ruolo di ultimi della classe, hanno prodotti meritevole di attenzione.
La disastrosa situazione finanziaria dello stato greco ha fatto si che per la prima volta in questo paese si producesse un film-documento partendo dalla partecipazione diretta del pubblico. Una comunity web, frequentata anche da esperti del settore economico e finanziario,  ha ideato, scritto e diretto il documentario Debtocracy che analizza l’attuale crisi dello stato greco e cerca nella storia le cause del debito pubblico proponendo soluzioni alternative a quelle proposte dal governo e dai media dominanti. Il documentario è distribuito online sotto Creative Commons License dall’ aprile del 2011.
Riguardo la Spagna consiglio di vedere ilfilm El concursante diretto da Rodrigo Cortés. E’ decisamente originale e senza dubbio può essere definito un film scomodo. E’ uscito nelle sale spagnole nel 2007 per rimanerci molto poco. Dopo essere sparito per un paio di anni da tutti i media tradizionali, senza nessun valido motivo, è riapparso in rete raccogliendo pubblico e consensi .
Argomenti del film sono il sistema bancario, il signoraggio e le tasse. E’ la storia di un’ uomo che dopo aver vinto un premio miliardario in tv entra in contatto con il mondo della finanza scoprendone difetti e inganni.
Quasi al termine di questa carrellata, elenco tre documentari che parlano di ambiente, risorse planetarie e multinazionali. I tre argomenti sono legati a filo doppio al futuro sviluppo della crisi economica mondiale. Le risorse ambientali diventano non solo il bene economico di rifugio ma l’unica fonte di guadagno certa per i grandi gruppi finanziari . Le imprese senza scrupoli colpite dalla crisi non accetterebbero mai un calo considerevole dei profitti, pertanto si rifugerebbero ancor più nello sfruttamento delle risorse ambientali ma senza investire nella rigenerazione delle stesse, condannando così  ad un orribile destino le generazioni future. Questi documentari ce lo spiegano.
Home è un documentario su ambiente e cambiamento climatico di Yann Arthus-Bertrand, prodotto da Luc Besson, diffuso contemporaneamente nel 2009 nelle sale cinematografiche di 50 paesi, in concomitanza con la giornata mondiale dell’ambiente. Concepito come un reportage di viaggio, è realizzato quasi interamente con immagini aeree.  Tema ricorrente del documentario è quello del delicato e fondamentale collegamento che esiste tra tutti gli organismi che vi fanno parte.
Una scomoda verità (An Inconvenient Truth) è un film-documentario diretto da Davis Guggenheim, riguardante il problema mondiale del riscaldamento globale, e avente come protagonista l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America, Al Gore. Si basa in larga parte su una presentazione multimediale che Gore ha utilizzato come parte della sua campagna di informazione sui cambiamenti climatici. Il film ha vinto il premio Oscar 2007 come miglior documentario.
The Corporation è un documentario canadese del 2003, diretto da Mark Achbar e Jennifer Abbott e tratto dall’omonimo libro di Joel Bakan. Il documentario analizza il potere illimitato che hanno le multinazionali nell’economia mondiale, e i danni che esse creano. Arriva persino a dimostrare che se una multinazionale fosse un essere umano avrebbe il profilo psicologico di uno psicopatico.
Per chiudere il percorso inserisco un film di qualche tempo fa e dai toni meno impegnativi, utile però per ricordarsi le primordiali finalità di un’economia basata su imprese e capitali. E’ la favola di Mister Hula Hoop ambientata nella New York all’epoca della grande depressione degli anni trenta.  Il film del  1994, scritto e diretto dai fratelli Joel e Ethan Coen, cerca di mettere in ridicolo la perdita di senso del mercato azionario inteso come mezzo di finanziamento di un progetto industriale finalizzato alla realizzazione di prodotti che soddisfino le esigenze dei consumatori.Il percorso fin qui proposto è un pretesto per riflettere su un argomento che influenzerà nel bene e nel male l’intero pianeta e soprattutto la nostra vita quotidiana.
Il percorso di analisi di questa crisi rimane comunque lungo. Il tempo a disposizione per trovare soluzioni a tutto questo è estremamente breve. Tutti noi saremo chiamati a fare delle scelte quanto prima ( Crisi, dal greco κρίσις, significa scelta). Quelle che ne scaturiranno da questa consapevolezza saranno comunque forti e influiranno qualsiasi ambito, anche il mio naturalmente.
di Luca P. Battista

 




Ecco come sono riuscito a fare Cinema d’Animazione nella provincia Jonica

ARTICOLO PUBBLICATO SULLA FANZINE “NUVOLETTE” nel Gennaio 2004

 

Come sono arrivato all’animazione 3d?
E’ stato quasi un percorso obbligato dettato dalla mia grande passione per i CARTONI ANIMATI, o dovrei dire CARTOONS?

Alla tecnica dell’animazione 3d sono approdato dopo un lunghissimo percorso personale e lavorativo come illustratore, disegnatore e animatore tradizionale.
La passione per il disegno,gli studi artistici e di architettura mi hanno avvicinato a questa tecnica sin dai suoi albori.
Dopo aver sperimentato da autodidatta le diverse tecniche di animazione (animazione classica su rodovetri, animazione su carta con pennarelli e pastelli, animazione con decoupage, disegno diretto su pellicola, animazione con plastilina, stop-motion, pixillation, schermo di spilli …) non potevo farmi mancare quest’ultima tecnica capace di dare volume e movimenti realistici ai miei personaggi.

La mia formazione
Mi sono diplomato nell’86 al Liceo Artistico di Taranto, mi sono laureato in architettura nel ’95 e dal ’98 sono iscritto all’Ordine degli Architetti della Provincia di Taranto. Ho studiato da autodidatta il fumetto, l’animazione, la storia dell’animazione, e le tecniche della nascente grafica digitale, sia 2d che 3d.
Di grande aiuto sono state le esperienze dirette sul campo lavorativo, le riviste specialistiche (sempre difficili da trovare nella mia città) e i libri-manuali internazionali che riuscivo a trovare nelle grandi librerie di Roma e Milano. Scrivevo anche agli autori dei libri che leggevo per farmi dare ulteriori consigli.
Spesso andavo a disturbare i titolari degli studi di animazione al Nord (avevo 20 anni!) spacciandomi come cliente o giornalista per vedere dal vivo quello che realizzavano. Devo ringraziare principalmente Giannalberto Bendazzi (autore del libro Cartoons) per avermi dato i primi utili consigli per potermi muovere in questo settore.
Ho partecipato solo negli ultimi anni a qualche seminario o workshop organizzato dall’ Asifa Italia (Associazione Internazionale del Film d’Animazione – Italia) ed alla Webbit di Padova (solo per tenermi aggiornato) ma solo per aggiornarmi sulle novità. Il mio approccio da autodidatta alle nuove tecnologie è ora facilitato dall’avvento di Internet.
Anzi, ora il problema è che le informazioni sono troppe e ci si può perdere nella tecnologia, dimenticando il piacere di comunicare (… una storia o un idea grafica) attraverso un prodotto animato 3d.

Il mio percorso lavorativo
La mia prima prova di animazione 3d risale al ’83. All’epoca cercavo di animare volumi geometrici con l’ausilio del mitico home-computer Spectrum48 e di una cinepresa Super 8.

Negli anni ’90 collaboravo con l’agenzia Video Art di Taranto e li ho cominciato a studiare come autodidatta il software Real 3d che girava su piattaforma Amiga.

Poi sono passato su piattaforme PC-Windows e ho cominciato ad usare 3D Studio MAX.
Dopo l’università di architettura ho approfondito (sempre da autodidatta) le mie conoscenze di disegno cad 2d e 3d.

E’ da questo momento che le mie esperienze lavorative hanno seguito due direzioni: la comunicazione multimediale e l’architettura.

Nel ’98 mi sono trasferito a Roma per lavorare nella Farmtoons di Vito Lo Russo con l’unico obiettivo di confrontare le mie conoscenze da autodidatta con professionisti del settore.
Dopo l’esperienza romana sono tornato nel 2000 nella mia città (Taranto) per fondare l’agenzia di Multimedia e Comunicazione QUIKON con Maurizio Pappolla, Riccardo Baso e Stefano Federicis.

Nel nuovo millennio ho cominciato a studiare il software di animazione MAYA utilizzato dalle più grandi case di produzione di effetti speciali di Hollywood.
Con questo software ho realizzato diversi spot tra cui i primi spot della General Trade (azienda di Martina Franca) andati in onda sulle reti televisive nazionali.

Ora lavoro sia come freelance per le diverse agenzie di videoproduzione della regione, per gli studi di progettazione che solo ora sentono l’esigenza di realizzare presentazioni multimediali dei loro progetti, e sia come docente di tecniche multimediali, di progettazione, modellazione e animazione CAD nei corsi professionali della Regione Puglia.

Come si realizza un cortometraggio animato in computer grafica 3d
L’animazione 3d ha grandi potenzialità narrative che possono essere espresse sempre e solo attraverso un percorso di ideazione e pre-produzione tradizionale (idea, sceneggiatura, storyboard, model sheet, prove colore, creazione della colonna sonora, creazione del foglio macchina dei movimenti…) altrimenti è facile cadere nel tecnicismo.
Dopo questo percorso tradizionale si passa alla fase della modellazione del personaggio (…e qui entrano in gioco la conoscenza della geometria e le proiezioni ortogonali… utili durante la fase di lavoro).
Completata questa fase si passa alla realizzazione del charater rigging (la fase della connessione del modello a scheletri, mixer o proprietà dinamiche che controllano e semplificano la fase dell’animazione).
Poi si testa il personaggio nei movimenti e lo si colloca nel set virtuale testando anche le luci.
Ora si può decidere la recitazione del personaggio! Si realizza l’animazione grazie alla definizione delle posizioni chiave dello scheletro o dei mixer, aiutandosi con pannelli e strumenti che hanno più a che fare con la matematica (funzioni, derivate…) che con la creatività. Ma è qui che non bisogna sbagliare… non bisogna perdere la creatività nel decidere i movimenti del personaggio cadendo nella pura tecnica.
Di grande aiuto è la conoscenza delle tecniche e dei trucchi di animazione tradizionale.
Dopo aver deciso i movimenti e le luci si passa al render (la fase di calcolo) dove si lascia il computer a fondere in solitudine senza che nessuno possa interagire con lui!
Al termine si controllano i fotogrammi e poi si passa alla fase del montaggio con l’aiuto di softwares di compositing video (Aftereffect, Combustion, Commotion, Premiere …)

Che softwares e piattaforme uso?
Attualmente le piattaforme hardware che utilizzo sono PC-Windows. Sono economici e espandibili all’occorrenza, a discapito di momenti di instabilità.
Il software che preferisco per l’aniamzione 3d è Maya. Ora MAYA è di proprietà della casa software Autodesk che è proprietaria anche dell’altro software 3d più diffuso al mondo 3D Studio MAX.
Non so se rimarrò sulle stesse scelte… purtroppo la tecnologia avanza velocemente e il marketing di questi prodotti è anche responsabile del successo degli stessi sul mercato (vedi la morte dell’Amiga dovuto a un marketing sbagliato).

I Progetti in corso
Diversi… Troppi. Uno su tutti è quello di realizzare in 3d una serie animata ispirata ad una striscia a fumetti da me ideata e pubblicata su giornali locali diversi anni fa.
La striscia si intitola “La bottega di Mestro”.
La serie è composta da piccoli episodi umoristici di 3 minuti e ha come protagonisti un commerciante timido e sfortunato di nome “Mestro” e il suo registratore di cassa parlante tecnologicamente avanzato.


Consigli per chi vuole intraprendere questa strada

Non so indicare quale scuola frequentare perché io in questo campo sono stato un autodidatta, ma consiglio di seguire un percorso formativo a cavallo tra le discipline artistiche figurative, le materie scientifiche e le tecnologie digitali!

E’ necessario studiare e sperimentare tantissimo prima di cominciare seriamente a lavorare … citando l’ istruttore Kesuke Miyagi del B-Movie Karate Kid potrei concludere con questo consiglio : “Togli la cera metti la cera! Su il pennello giù il pennello! E non piegare il polso!”

Luca Battista